Note della poesiaIl giorno che il sole ha posato le ali |
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Se il tempo... Il senso delle cose |
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Giorno stanco e senza amore Il giorno riposa stanco e al mare |
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Dorme il poeta Il poeta dorme ai perché della vita: |
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Le ore interrotte Il sonno cerca riposo: |
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Il vecchio e la pipa I cerchi nell’aria inseguono | |
L’infanzia tornataIl sapore agrodolce invade
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All’ombra d’un albero in fioreIl giorno offriva alla sera | |
Recensione di Clotilde Cardella Calogero Cangelosi risponde puntualmente all’appello che la poesia gli
rivolge ormai quasi quotidianamente. La sua vena poetica, sempre intrisa
di nostalgia, appare stavolta velata di tristezza, quasi a rasentare la
sfiducia negli uomini e nel domani (realtà confuse senza domani). Anche
gli elementi della natura esprimono questa sofferenza (grandine e acqua
il vecchio raccoglie ormai stanco) e la poesia, che é sempre stata sua
compagna di vita, diventa “tormento” perché lo obbliga a scrivere della
sua nostalgia per il tempo che è stato e più non sarà. Il poeta in
questi nuovi versi ha smarrito “il senso delle cose” e tutto gli appare
vuoto e “rassegnato al silenzio”. Ma, timido e quasi nascosto, un verso
fa capolino nella poesia intitolata SE IL TEMPO ...(“dare respiro al
sogno”). Ecco allora apparire un barlume di speranza e ancora una volta
il poeta randagio ritrova il suo filo d’Arianna. E la vita continua... Recensione di
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Fugge il sorrisoFugge il sorriso |
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Poesie e girasoli Alla festa del girasole |
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Sole e parole Un sole senza parole |
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Il vecchio e la fisarmonica Il vecchio che portava a |
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La ragazza che ha venduto il sogno La ragazza che ha venduto il |
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Acqua di pozzo e poesie ...leggere poesie e | |||||
Il sogno, la mosca e la farfallaDalla finestra il mare
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Non hai più gli stessi occhiHo camminato le pietre e la speranza
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Il sole a volte sorrideHai lasciato la mia mano |
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Recensione di Cinzia Romano La Duca Il Sole nella simbologia universale rappresenta la forza cosmica,
l’energia e la potenza. In questa breve ma, intensa silloge, il Poeta
randagio sceglie il Sole come protagonista assoluto, osservatore
inquieto, umanizzato con un sorriso, quasi a volergli fare compatire
(bonariamente) la umana migrazione verso la felicità attraverso la
speranza – che non deve morire mai. - È un Sole un po’ invadente in...
”Sole e Parole” – voleva impadronirsi del mio cuore – ma, anche
giocherellone – un vocabolario lo portò a giocare nel vento -. Recensione di Maria Elena Mignosi Picone Questo insieme di nove poesie che Calogero Cangelosi ha intitolato “Il
sole a volte sorride”, segna rispetto alle precedenti “Dieci stanche
poesie”, come una svolta, dall’amarezza alla gioia. Alcune espressioni
ne sono la conferma, come ad esempio: “…venticello d’estate / aiutami ad
amare il mondo…sorriso nuovo?” oppure altrove: “”Apri il tuo cuore a
tutto il mondo: acqua a chi ha sete e compagnia alla solitudine” o
ancora: “”… speranza / sempre allegra / sfoglia per me pagine di vita”. Recensione di Gaetano Zummo Nell’ultima raccolta di poesie intitolata: “IL SOLE A VOLTE SORRIDE”, di
Calogero Cangelosi, il “poeta randagio”, si evince chiaramente come,
nella sua poetica, l’autore accoglie e fa rivivere al lettore i motivi
fondamentali del simbolismo e cioè, il senso dell’inconscio e
dell’irrazionale. Successo lontano e senza finestre Il sogno aveva il colore dell'arcobaleno Il pozzo e la palma Le rondini hanno posato il nido Al balcone Una donna al balcone Poesia Ha il tuo volto Il sole Ancora riposa la notte Poesie appese ai chiodi del muro Non ci sono poesie Il ragno Il ragno volava leggero Albero ascolta... Il silenzio del mondo La speranza è l'albero Un uomo taglia, In viaggio "Prego, s'accomodi!" Uomo-albero Al sole racconta Sorriso al tramonto Sorride una stella al tramonto. La solitudine ( vista da Antonina La Menza) nelle poesie:
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In copertina: |
Il silenzio e la farfalla di Calogero Cangelosi (Il Convivio 2013)
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La dialettica dell'uomo ne Il silenzio e la farfalla (Ed. Il Convivio,2013)di Antonina La Menza Il libro “Il silenzio e la farfalla” di Calogero Cangelosi
gorgheggia versi di poesia aulica, tutt'altro che silenziosi. |
Il titolo della silloge di Calogero Cangelosi IL SILENZIO E LA FARFALLA è anche quello del disegno di Rosalba Urru, presente in copertina. Entrambi esprimono appieno la simbiosi metaforica tra la parola poetica che silente come il volo di una farfalla si muove nei meandri della coscienza del lettore-destinatario e il volo dell'ispirazione del poeta-emittente, che bifronte guarda ora avanti ora indietro e con un continuo andirivieni ci immerge nel passato o ci proietta nel futuro, ma spesso si ferma come il policromo insetto su variopinti fiori, nella poliedrica realtà presente. Di conseguenza, ora la farfalla assume l'aspetto mitico di Mnemosine e partorisce poesia che, stende le ali e vola nella memoria del passato tra prati assolati e cieli trapunti di stelle,tra giuochi ingenui di bambini e duri lavori nei campi,tra malinconiche partenze e addii, ora diventa Ananke che, preso il sopravvento,fa nascere nel poeta il bisogno di considerare il presente del mondo e dell'io, che, nella consapevolezza della difficoltà di programmare il futuro, di fronte a un destino che spesso non possiamo mutare, si pone in una posizione di attesa che, pur non scevra di fatalismo, non cessa di sperare; in tali momenti il poeta si sente come una “lucertola di settant'anni \ attaccata alla vita” che” aspettava che il mondo \ si aprisse al sorriso”.( in ...Di solitudine si vive...Al sonno e alla vita, pag. 66).
Quando è Mnemosine a volare alto e lontano, la parola del poeta si veste spesso di malinconia nella consapevolezza che il passato, come un sogno che svanisce al risveglio, non sarà mai più. Ciò fa sì che la natura condivida il sentire del poeta e diventi stato d'animo,espressione del suo sentire e l'osmosi è così integrale da indurre spesso gli elementi naturali ad animarsi, antropomorfizzarsi, così si leggono versi speciali come i seguenti: ” e nuvole bianche sorridono \.......\ un vento leggero accarezza la vita” (Ora il vento, pag 8), “Sole...\ ...\ tramonta,starnuta” (Tramontolontano da casa, pag. 65),”incerto come il triangolo di stelle che stasera sorride” (Partire,pag.68),in cui le cose dell'universo vivono e comunicano sentimenti ed emozioni umane. Insomma Leopardi e soprattutto Pascoli si pongono come modelli al poeta CANGELOSI, nel cantare una natura complice ed espressione del suo personale sentire e delle sue personali esperienze.
Il dolce amaro del passato si alterna nella silloge con la trasfigurazione poetica del presente e la necessità di affrontarlo nasce dalla problematicità che lo caratterizza.
Così il poeta diventa impegnato,come si era soliti dire in epoca neorealista ed affronta con pregnanza di linguaggio e concisione di stile, temi come la guerra: “una lettera cade per terra \ un solo rigo sotto i raggi del sole:\...non tornerà più”. La guerra, perché? è il titolo della poesia da dove sono tratti i versi citati ed esso basta ad evidenziare la carica emotiva che vive il nostro poeta nel denunziare l'insensatezza dei conflitti. Né la sua denunzia perde carica quando indignato affronta il tema dell'inquinamento: “e l'acqua sempre più sporca \ lava le mani \ e si ferma \ in pozzanghere nere \...” (Se l'acqua che limpida corre, pag.12), o quello dell'incomunicabilità, della solitudine, tipica dell'uomo contemporaneo per cui può succedere che in”giornate di folla che a stento riesci a \ trovare un cammino ritmato \ in un mattino....\ non ho trovato una stretta di mano”(Angolature, pag.26).
Un altro tema che Ananke impone di trattare alla morale e all'etica del poeta è quello dell'emigrazione, retaggio memoriale dei nostri padri e drammatica realtà dei nostri giorni che continuano a vedere ”volti di persone tristi \ anime in pena e pianto” (Io vivo altrove,pag.55). Una raccolta poetica dunque che nel suo insieme svela l'anima del poeta, quale essa è nei suoi ricordi legati al quotidiano infantile e nel suo impegno etico e socio-morale che lo lega all'oggi, in un andirivieni espositivo che sembra seguire un flusso di coscienza che ora s'immerge nel passato,ora nell'oggi, oppure tende a porsi in una condizione di attesa serena per ciò che sarà. Infatti è tardi ormai, il tempo ha leso le energie e all'indignazione e alla denuncia verbale non può più seguire l'azione, né è possibile ottenere rimedi disinteressati: al poeta non resta che attendere e, aspettando che il mondo cambi e la società riprenda ad effettuare l'ermeneusi della vita, continuare spontaneamente ad amare gli altri poiché “ camminare insieme apre l'ultima speranza” (Saltare il fosso o coprirlo? pag.44) e in particolare la moglie Marisa, acqua lustrale che purifica e dà forza di continuare e sa anche” sorridere quando l'assurdo incontra la realtà. (Dammi la mano al sorger del sole...,pag.60)
L'immagine di copertina del libro “Consonante zoppa” di Robba Maria Luisa, nonché gli altri disegni ben appropriati, palesemente rappresentano, con i loro elementi chiave ciò che queste preziose pagine partoriranno, un fotogramma di vecchi ricordi, che riportano alla famiglia, un mondo con i confini delineati, ma ricco di forti legami e memorie, queste voluttuose sono accarezzate con indugi languidi, quando un pretesto apparentemente irrilevante o banale, come l'attesa di un fiore dalla terra, sprigiona emozioni di forte moralità, serbate dal cuore e dai sensi.
Ma l'imponente finestra, incoraggia verso nuovi orizzonti, per spezzare la monotonia dei nostri gesti, che può cristallizzare la nostra immaginazione e proprio ciò suggerisce un paragone con “L'infinito” di Leopardi, basterebbe che ogni uomo aprisse la finestra della propria anima al mondo per soddisfare la sete d'infinito, e come in Leopardi scatta il meccanismo immaginativo, anche in Calogero Cangelosi (il poeta randagio), una volta scostata la tendina, perché altrimenti questo mondo sarà sempre opaco,” in cui schiere di pescecani/s'arrampicano nel mio cervello/ per rubarmi la gioia di vivere” pag 61.
Cangelosi è capace di captare i colori della natura, di suggestionarci con i suoi versi colorati e caldi, capace di mostrare anche la piattezza di un mondo assorbito dalla superficialità e dalla “distrattezza”. Leggo nei versi del poeta un augurio a lasciarci stupire dalla meravigliosa natura, tema molto presente, punto di riferimento della sua vita, paragonabile all'Arcadia di Virgilio: un paesaggio fittizio che molto spesso consola il poeta dal dolore. L'immagine di un locus amoenus, in cui donne e vecchiette cantano le loro pene e abbandoni, recuperando il codice bucolico di Virgilio.
La natura narra il tempo passato “pietre scavate nel tempo/ raccontano storie/ antiche”pag7, “i fiumi.. regalano al cuore di chi sogna,/ poesie inattese “pag 15.
La sola natura forse può essere la nostra via d'uscita da questo mondo in cui” un uomo/ in città senza nome/ stanco di niente e di tutto … sa di non essere/un uomo” pag 21, l'uomo in città sembra essere assuefatto, la vita corre e scorre proprio come il fiume e la corrente fa scivolare tutti i nostri riflessi che avevamo sognato contemplando la natura”sempre le stesse cose./
La vita si veste uguale … convinti che il cuore/ va riempito ogni giorno/ di nuove emozioni.. età dei giorni da inventare“ pag 60, generazione apatica, il cuore svuotato, noi soli a volte seduti al tavolo, rovinati dalla frenesia delle lancette, si vive al minuto e senza perché, la poesia di Cangelosi caldeggia la ricerca del bello, del nuovo, sperare senza mai mettersi in stand by, credere che ci sia un mondo più buono in cui “i sorrisi di pietra..” si sciolgono in sorrisi sinceri e ci riempiono di stupore, perché così come può farlo la natura anche gli uomini possono stupirsi di loro stessi.
Percepisco in questo carme una voglia di avvicinarsi sempre più all'essere natura, prendere il buono che c'è in questa, un invito ad essere più altruisti quando si legge ” ho ricevuto strette di mani..: alcune sincere “pag 68.
Non possiamo permettere che la nostra sia un'esistenza desolata, ma così come il fiore ha una propria identità ed è capace di sorridere, anche noi dobbiamo elargire sorrisi, appare chiaro il rischio in cui si rincorre: essere turisti distratti di un mondo insignificante“ mezze luci/illuminano/ solo vite a metà “ pag 73. Se solo ritrovassimo in noi quel fanciullino soffocato dall'impazienza di crescere velocemente, insomma avere tutti un po' l'innocenza dei bambini, emozionarsi ed emozionare per le piccole cose, dunque la sobrietà di un saluto, un fiore curato, ma ciò che appare è una bellezza ormai sfigurata dalla stanchezza, zoppa, in cui anche i sentimenti sono volubili il cuore paragonato ad “un motore spento da anni “ pag 57.
Noi fragili, dobbiamo imparare a vincere le lotte quotidiane e restare secolari come quegli alberi sopravvissuti alle guerre che hanno nutrito le terre assetate di tutto. In questi versi viene mostrata l'altra faccia della medaglia, una natura che può anche essere cattiva con noi “tra risa che il vento/ confonde/ con rumore di cascate” pag 19, “il cielo .. si veste di nubi” pag 33, “il vento furioso/ porta via ogni cosa” pag 31, ”La pioggia… fa quasi paura” pag 38. Questo eco costante nei versi del poeta alla natura, mi porta ad accostarli alla poesia “Correspondances” di Baudelaire, in cui nella prima strofa “La Nature est un temple où de vivants piliers Laissent parfois sortir de confuses paroles”, i pilastri che diventano viventi, emanano parole confuse, sono protesi in un continuo suggerimento di misteriosi messaggi che l'uomo comune non riesce a comprendere.
Così il poeta cerca di farsi interprete, la natura così come nella poesia francese anche in Cangelosi si carica di molti elementi, ritroviamo un forte dualismo le spighe, le rose, i fiumi, i tulipani, il vento, la neve e il sole, “una gallina svolazza terra ed erba” pag 44, ma a queste immagini che profumano di fresie, ci sono anche altre forme contorte, dal silenzio di una pineta, si passa ad “un sonatore di tromba” o al “portone che ruggisce”, “il rumore lontano d'un aereo”, insomma un'altra realtà parallela che conduce l'anima a forti stati di sospensione, “nel vuoto del cuore”. Proprio l' autore che ha vissuto in campagna “ora chiede alla / vita-città/scintille”pag 46.
Amante della vita il poeta, scrive due lettere allo stesso amico, un inno alla vita, al non arrendersi mai, al non voltarsi mai indietro perché è un giorno la vita, “Un giorno per sconfiggere il tempo”. Il poeta consapevole che le favole non esistono più, cerca di credere ancora in un mondo più buono, anche se lui, forse non sa se canterà più per gli altri, ma conoscendolo pensiamo di sì e al contrario di ciò che scriveva Baudelaire nella sua opera “l'Albatros”, “ses ailes de géant l'empechent de marcher”, egli è sicuro che le sue ali non strisceranno mai, perché non le abbandona “comme des avirons”, lui sì che è Le Roi de l'Azur ! E anche se nessuno più ascolta la voce dei poeti “et s'en va, chanter inutile,/ Par la porte de la cité!” (Hugo), nella preghiera a Maria dice : madre/di una sola/scintilla /bisogna/ l'anima mia” pag 75.
Cangelosi ha trovato con la poesia il modo per ridare dolcezza e musicalità alla durezza del cuore degli uomini, i suoi versi sono semi piantati in un mondo gravato ma che germogliano auguri di un mondo genuino, baluardo contro il pericolo dei costumi smodati! Alienandosi in viaggio perenne tra il passato, il presente e l'immagine del futuro, in questa dimensione, capace di portarsi con sé, i legami più forti, i sentimenti più veri, la semplicità di un mondo rurale.
Vi lascio alla lettura di questo piccolo grande messaggio concludendo con una frase di Flaubert “Non leggete, come fanno i bambini, per divertirvi, o, come gli ambiziosi, per istruirvi. No, leggete per vivere.”
Questa trilogia di poesie (edite negli anni '90) i cui titoli sono "Ed il saggio racconta", "Il saggio ricorda la sua amata", "La donna diceva al saggio", è un tripudio della donna e dell'amore dolce e sensibile. La donna adesso comincia a muoversi intorno alla natura, non c'è artificiosità nei versi ma un ritorno ai classici e in particolar modo al filone bucolico che dà la possibilità di rappresentare l'innocenza, la semplicità, la grazia e la castità come mezzo di rigenerazione spirituale e intellettuale.
Infatti nelle poesie del poeta randagio Cangelosi Calogero, l'ambiente che corona questo amore è un locus amoenus liricizzato ed è qui che i sentimenti del poeta si confortano.. "dolce luna", le spighe ondeggiano al sole", paesaggi primitivi, "spine e rovi" ,"alloro profumo di marzo" fieno, paglia, frumento e formiche, aspetti dolci come albe e tramonti rappresentano la felicità, predominano i notturni, i chiari di luna. In questo contesto lontano dal mondo borghese e "civilizzato", si rima con espressione poetico-contadina, un amore profondo e sembra opportuno citare un verso di Virgilio "Non omnes arbusta iuvant humilesque Myricae», cioè "Non a tutti piacciono gli arbusti e le umili tamerici", perché qui Cangelosi Calogero, nell'accezione di Pascoli, si propone di conservare un tono basso come gli arbusti e le tamerici, per arrivare dritto all'essenza. L'amore tanto decantato in questi idilli, sfugge alla ragione e lo si ritrova nei sogni … "Ti vorrei nel sogno", dunque in contrapposizione all'amore romantico che fonda anima e corpo, qui ritroviamo, in un luogo puro e vergine, un accostamento all'amore stilnovista che è spirituale, nobile, riscopriamo l'amore platonico tra il saggio e la donna.
La donna del poeta randagio, angelicata, è oggetto di un amore tutto platonico, non ci sono veri atti di conquista, parlare di lei è pura ascesa e nobilitazione dello spirito, puro elogio e contemplazione che consente al saggio probabilmente ormai, "vecchio abete al tramonto", di mantenere sempre intaccata e puramente potente la propria immagine. Mancano riferimenti fisici tra l'uomo e la donna, manca l'agitazione o il travaglio nervoso che si manifesta quando c'è un desiderio amoroso, ma il tutto è molto etereo, quasi freddo, cristallino quando dice "tra i ghiacci .." Nella poesia italiana la figura femminile è stata variamente apprezzata dai diversi poeti, che ne hanno fatto perlopiù il simbolo per presentare una particolare visione della vita e della propria poetica: Beatrice, Laura, Angelica e ancora nella poesia provenzale.
Per il nostro poeta invece, la donna diventa la protagonista assoluta e gli incipit di tutte e tre le poesie la celebrano, nella lirica " Il saggio ricorda la sua donna" si verseggia così: "la più bella, la più dolce, la più cara" e inoltre nel "la" non apostrofato dell'ultima strofa della stessa lirica, si intravede lo spazio che il poeta lascia alla donna, senza troncarla in una sua parte e/o funzione. Quella stessa donna che era il cuore della casa in cui lì passavano ore e ore a tessere con ago e telaio aspettando l'amato, adesso.. "lei tesseva il mio cuore", l'anello di congiunzione tra esperienza terrena e beatitudine celeste, il tramite tra l'uomo innamorato e l'altrove. La donna e l'uomo vengono naturalizzati, quasi come in D'Annunzio abbiamo una fusione panica, una metamorfosi della donna, paragonata al mondo contadino "dolce luna".."somigli alla paglia, al fieno", "porti trecce a cometa", ma anche una naturalezza dell'uomo": "il mio cuore di pietra". La poesia, dal greco ðïßçóéò significa "creazione" e proprio in queste tre meravigliose liriche è come se ci fosse la creazione di una tela di cuori intrecciati, indipendenti, liberi ma insieme, uniti e separati, insomma un amore che non soffoca ma che innalza "libertà in due", un sentimento che conduce all'Assoluto: "camminiamo su un letto di stelle".
In questi versi il nostro poeta Cangelosi si è mostrato "magister amoris" e con la sua roccia di valori, fa riflettere su tematiche importanti e quanto mai attuali, quale la semplicità di un sentimento vivo e denso nella nostra vita ma che spesso questo stesso deve fare la lotta con un qualcosa che rende talvolta le donne anche vittime di un non- amore.
«Amatevi l'un l'altro, ma non fatene una prigione d'amore.» (K. Gibran)
Lei tesseva il mio cuore di pietra
con spine e con rovi
melograni e fichidindia.
Cercavo canzoni nel buio degli anni
stornelli o ninnenanne.
Alloro profumo di marzo
vecchio abete al tramonto,
sorridi e poi dormi.
Ti vorrei nel sogno...
Ritorna dolcezza di mare.
Sei la più bella, la più dolce, la più cara
nei sogni soltanto ritrovo
la dolcezza del tuo cuore
di frutta a dicembre.
Tra i ghiacci di laghi stagnanti
e le ultime rane di terra.
Dolce luna quando il cielo è stellato
somigli alla paglia, al fieno
al cuscino dei miei sogni.
Porti le trecce a cometa e mi vuoi bene.
Come la luce ama il sole
sei la ultima
sei la prima.
Con l'ago e col filo
ho cucito il tuo cuore
chicchi di nero frumento
quando le spighe ondeggiano al sole...
Lunghe file di formiche
tra spine e fili
di paglia ammucchiata.
Con l'ago e col filo
il mio cuore al tuo cuore ho cucito:
libertà in due
camminiamo su un letto di stelle.