GRAFFITI D'AMOREdi Anastasi Nerina
Anno: 2020
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Dalla prefazione di Fulvio Castellani: È da diversi anni che seguo la poesia di Nerina Anastasi, una poetessa dal calco inconfondibile per la sua semplicità espressiva e per l’armonia totalizzante che fuoriesce dalle sue immagini, dai suoi voli dentro il cuore, dal suo cantare a voce piena la bellezza dell’amore, dello stare assieme, del ricordare, del sognare chi non c’è più, dello sprofondare in un sorriso liberatorio, del trovare sempre e comunque la forza per rinascere e stringere la mano ad ogni speranza di luce... A mettermi in contatto con Nerina Anastasi era stato il poeta siciliano Pietro Testaverde, dalla grafia quanto mai efficace e ricca di pathos. Mi ricordo, al riguardo, alcuni suoi versi (“Come sarebbe dolce riposare, / magari come foglia accartocciata/ e secca, da bava di vento / sollevata, nell’intricato / ricamo dell’immenso”) e comprendo appieno il perché Nerina Anastasi lo consideri il suo mentore e il suo punto di riferimento in campo letterario. Detto questo, e ci tenevo moltissimo, eccomi a sfogliare un vocabolario per capire il perché del titolo di questa corposa silloge (Graffiti d’amore) e in cui leggo che il graffito è un segno “di valore artistico o anche semplicemente documentario che viene inciso con una punta acuminata su una superficie di pietra, metallo, osso, ceramica...” Ebbene questi graffiti di Nerina Anastasi sono incisi alla grande nel proprio cuore, leggendo e rileggendo la propria vicenda esistenziale, il passato e il presente, la presenza del suo uomo e il suo ricordo che fa rivivere nel segno di un amore a trecentosessanta gradi e di una luce interiore che irradia di splendore anche l’oggi (“In questo notturno d’avorio / il mio cuore si unisce / al tuo ricordo / per formare un solo cuore”). Poesie, queste, che segnano un’ulteriore arrampicata verso l’alto e che hanno il calco, non consueto in quest’epoca del tutto e subito, della spontaneità e del rigore espressivo, quasi un arcobaleno che si rinnova di volta in volta ad ogni sbadiglio di luna e ad ogni sussulto emotivo. L’uso delle parole è come una fiondata che colpisce il bersaglio ovvero un rinnovato ricamo di suoni e di tanti sassolini che vanno in direzione di un vuoto che, al contrario di quanto accade normalmente, si impreziosisce di sorprese, di assonanze, di echi armoniosi, di distacchi e subito dopo di riabbracci... Il tutto quasi marcando il suo spazio visuale con mappature linguistiche moderne e profondamente spontanee. È innamorata della vita, Nerina Anastasi, e lo rimarca soprattutto con la parola “amore” che si alterna con “Amore”, riferita all’uomo che ha sempre amato, apprezzato, carezzato, stretto a sé, invocato con frasi splendide, sensuali, mai frivole ed aleatorie... Parole ricorrenti, oltre ad amore, sono “azzurro”, “profumi”, “afflato”, “stelle”, “sorriso”, “luce” “sole”, “sogno”, “silenzioso”, “miracolo, “fiori”, “cielo”, “desiderio”, “canto”, “speranza”... Citare, a questo punto, i titoli di alcune composizioni poetiche mi sembra inutile. Il motivo? Perché Nerina Anastasi ti stupisce sempre, riesce ad avvicinarsi alla tua sensibilità con toni a dir poco magici e semplici nel loro insieme, coinvolgenti... È cantare, di conseguenza, il suo, un territorio dell’anima che si immerge nella luce e che riesce ad usare anche la malinconia per specchiarsi alla fine con un lago ampio di gigli, di scintillii, di essenze, di spartiti musicali che rinascono in arcobaleni di “petali d’argento”, di “sorrisi maliosi”, di “tappeti flautati”... Come a dire che la poesia di Nerina Anastasi è luminosamente composta e ci invita a salire verso l’alto, per cibarsi nella luce del sole, dell’amore e di quel sogno che vive in ognuno di noi, magari a nostra insaputa. |