CAVALLI E CAVALLETTEdi Trani Adele Francesca
Anno: 2011
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Dalla presentazione: «Un carabiniere in servizio in Libia, una ragazza da poco rimasta orfana di madre si incontrano per caso a Tripoli. Sono entrambi italiani, migranti. Iniziano la loro storia difficile eppure serena sullo sfondo di una Libia che, dopo la seconda guerra mondiale, si sta rapidamente trasformando. La gioia di una famiglia voluta con determinazione è turbata da un futuro incerto per i propri figli che non consente sogni mentre si fa sempre più forte la nostalgia per la terra d'origine: l'Italia.
Un viaggio "a casa" per far conoscere ai bambini la nonna e il profumo dell'aria natia è il segno di questa nostalgia. Il simbolo è una pallina di terra tolta dalle scarpe dei bimbi sulla nave che li riporterà nella campagna tripolina dove torneranno nella loro fattoria comprata con i risparmi e la vendita delle proprietà familiari. Quella pallina sarà il ricordo dell'infanzia, di un'altra vita e di un'altra terra, da mostrare agli amici in Libia. I bambini non avvertono quella lacerazione: si sentono liberi, figli di quella terra, che ha permesso loro di venire alla luce, anche se arida, sabbiosa e avara di frutti. Ma era il loro mondo fatto di giochi sulla sabbia (ossessivamente presente anche nelle case), di corse con gli animali nella fattoria, il cavallo, l'asino, il cane e le galline. Poi la scuola elementare, una pluriclasse, le lezioni di italiano e di arabo. Erano incantati i bimbi dal paesaggio del deserto, inconsapevoli delle difficoltà dei genitori che tentavano di sperimentare invano coltivazioni più redditizie: prima le mandorle, poi il tabacco, sempre con l'incubo dell'acqua o dell'invasione delle cavallette. Infine la volontà della madre di lasciare tutto e ritornare in Italia per dare un futuro ai figli…
La narrazione sgrana i ricordi di una bambina curiosa, attenta, fortemente passionale e si dipana su due livelli: quello della piccola Adele che ricorda e quello della donna ormai adulta, con l'esperienza della militanza nelle associazioni femministe, che riflette, giudica senza però risolvere il nodo della complessità dei rapporti, nell'animo umano, tra sentimento e ragione.
Il modello della madre pur rifiutato e contestato, l'accompagna sempre nelle scelte coraggiose della vita. Per amore tornerà ad essere una migrante tagliando quelle sottili radici appena ritrovate, per amore cercherà di ritrovarle decidendo di ritornare.
Infine l'esperienza dell'abbandono affrontato con la forza della ragione e la disperazione del sentimento e vissuto con tristezza ma anche con la forza che dà la solitudine, con impegno nel lavoro e nelle associazioni di ricerca culturale».
Prof.ssa Sparta Tosti
presidente I.S.U.S. (Istituto di Scienze Umane e Sociali) di Latina |