COMMEDIE DOLCIAMAREdi Toma Arianna
Anno: 2010
|
Dall'introduzione: Se teatro può essere ogni tipo di rappresentazione scenica, e quindi anche un’opera lirica, una rivista, uno spettacolo coreografico, nonché il complesso delle opere di un autore, con il termine teatro si indica esclusivamente quella forma d’arte che si propone di rappresentare, attraverso la parola, una realtà, sia essa pur soltanto ideata e non vissuta, mediante un colloquio diretto tra spettatori e attori. Rappresentare scenicamente la parola, rendere quindi un testo visivamente vero, attraverso la trasformazione degli attori nei personaggi, con la diretta e sentita partecipazione del pubblico, delinea l’indissolubile rapporto che lega i tre componenti del teatro: autore – attori – pubblico. Si potrebbe obiettare che questo rapporto viene meno quando si recita a soggetto, cioè si improvvisa, ma anche in questo caso i termini non cambiano, anche se autore e attore si identificano nella stessa persona. Il termine teatro in greco indicava le gradinate dove prendeva posto il pubblico, nonché l’insieme degli spettatori. Per questo non vi può essere teatro senza spettatori proprio perché occorre la piena partecipazione di questi alla finzione scenica. Dalla reazione del pubblico dipende spesso il successo o l’insuccesso di un lavoro teatrale, ed anche nel giudizio negativo degli spettatori vi è la diretta, completa e appassionata partecipazione alla storia o, più propriamente, al conflitto proposto dall’autore. Dice Aristotele che la tragedia è imitazione dell’azione e molto più tardi Shakespeare afferma, attraverso Amleto che il fine dell’arte teatrale è di reggere lo specchio alla natura, citazione ripetuta da Samuel Johnson nel ‘700...
|