LU SUICIDARIU (La dignità di l'omu)di Sorce Calogero
Anno: 2017
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Dalla premessa dell'Autore: Il duemila e diciassette è un anno di sacrifici. Il lavoro scarseggia e il debito pubblico aumenta. Ogni italiano (neonato o ultracentenario) ha più di 35.000 (trentacinquemila) euro di debito sopra la sua testa, e l’avvento dell’euro è stato la concausa di questo dirupo. E chi perde il lavoro a cinquantanni ha poche possibilità di ritrovarlo, e poi l’immigrazione incontrollata ha fatto si che le cose si aggravassero ancor di più. L’ ONG, con le loro navi, vanno a prendere gli immigrati sotto le coste della Libia, dove i gommoni già alla partenza, rischiano di affondare, e ce li portano in Italia, nei nostri porti. E tante volte, alcune navi delle ONG, danno indietro i gommoni agli scafisti, permettendo loro di fare altri viaggi. Gommoni che, per miracolo tengono il mare e, che si lasciassero navigare affonderebbero da soli solo dopo qualche miglio. E qualcuno fa grandi affari con questo vile commercio di carne umana. Ma pochi sono i veri rifugiati politici (solo il cinque per cento circa di tutti gli immigrati), tutti gli altri sono invece migranti economici. E ognuno di questi costa al popolo italiano circa 35 (trentacinque) o 40 (quaranta) euro al giorno, mentre in Austria ognuno di essi costa circa 19 (diciannove) o 21 (ventuno) euro al giorno. Chissà perché questa differenza? Eppure tutte e due le nazioni fanno parte dell’Europa. “Il suicidario” è un dialogo tra due amici che si incontrano dopo tanto tempo. Uno, Giovanni, è fortunato perché ha ancora il lavoro e l’altro, Totò, è disperato perché ha perso il lavoro e non ha più alcuna speranza di trovarne un altro. E Totò racconta all’amico tutto quello che fa per tirare avanti, e gli dice: “in Italia non mi resta altro che fare l’extracomunitario, per cambiare il mio stato di disoccupato e aiutare così la mia famiglia, oppure fare il suicidario, facendola finita, e mettendo fine al mio stato di sofferenza”. Pensa che gli extracomunitari vivano meglio di lui con l’aiuto che loro da lo Stato, ma alla fine capisce che questi non stanno poi così tanto meglio. E arriva alla conclusione che la dignità dell’uomo, e la ricchezza di ogni nazione, viene dal lavoro. Se un uomo non ha un lavoro e non può mantenere la sua famiglia perde la dignità di uomo e si sente una cosa inutile: “La dignità dell’uomo si perde quando un figlio chiede del pane e un padre non glielo può dare!”. |