UNA NUOVA DEFINIZIONE DI FAVOLAdi Sala Ornella
Anno: 2010
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LA FANTASIA è una filosofia secondo la quale creare favole o racconti, non consiste solo nell’offrire uno stile espressivo, ma anche nozioni sul modo di vivere di tutto ciò che vive e respira nel grande universo, e io la utilizzo come alternativa per regalare esperienze.
IL TESORO DELLE PALUDI VA SULLA LUNA Si chiamava Rilun, era un minuscolo, pallido scarno, chicco di riso.
Era nato in un immenso stagno solcato da cigli terrosi, che rispondeva allo sguardo limpido del cielo con la tristezza delle acque morte.
La luna che osservava dall’alto, notava un mare argento, simili a frantumi di specchi, ma con l’aiuto dell’uomo, la natura impareggiabile regista aveva mutato scena e colori.
Le mondine con il loro canto collettivo e armonioso, raccoglievano quel prezioso alimento, sembravano funghi multicolori rendendo quel mare punteggiato.
Rilun, Rilun,vieni quassù, sembrava dire la luna, quel disco di rame, a quel piccolo tesoro delle paludi.
Lui si fece pensieroso, un modo o nell’altro doveva raggiungere il suo scopo, salire per andare a visitare il suolo lunare, e ritornare sano e integro sulla terra.
Tutto è destinato o preordinato, un giorno per caso si trovò nella tasca di una tuta spaziale di un famoso astronauta che lo volle come portafortuna.
Rilun, così si ritrovò in uno strano abitacolo, guardava attonito gli strumenti rischiarati da una forte luce artificiale.
Comprese che stava per iniziare un’avventura fantastica, quando vide la terra nel suo insieme capì che che il razzo si era staccato dall ’ogiva terminale ( così l’umano l’aveva definita).
Pensava, Rilun, di trovare omini deformi che saltellavano oppure chicchi di riso lunari per fare amicizia, ma rimase deluso perché vide solo sassi, il tutto su una landa biancastra.
Scopriva la faccia nota e nascosta dell’astro, e sentì di essere un nulla che faceva però parte di un micro pianeta ( la terra ) ai limiti di una galassia immensa, ma in compenso era orgoglioso di essere atterrato sulla luna a decine di anni luce. Dopo la famosa passeggiata lunare, spostata con la suola la polvere, l’umano decise che era giunto il momento di dire addio all’astro, lasciando per ricordo una bandierina che non sventolava perché l’aria mancava.
Il viaggio del rientro stava per terminare e la navicella rientrò negli strati densi dell’atmosfera, e attraverso gli schermi protettivi degli oblò si riusciva a vedere il riflesso ci quello che appariva, cioè variazioni di luce come se fossero fuochi di artificio... |