Indietro

UN SILENZIO TROPPO RUMOROSO

di Pergolari Paolo

Anno: 2014

image

Dall'incipit del libro:

STORIE DI CACCIA E SORTILEGI

I miei nonni erano nati proprio lì, un borgo di poche case arroccate sulla costa di una collina umbra e, d'estate, mi ospitavano per mesi e io non ero più un ragazzino per bene, diventavo un diavolaccio, come quelli della via Paal, sicché "Sorriso" si spolmonava a rincorrermi ma io scappavo insieme agli altri compagni, e facevamo storiche battaglie tra i filari delle viti e tra gli ulivi, e poi sui ciliegi e su quelle odorose piante di fico; il fico selvatico che nasceva dappertutto, anche sui coppi vecchi del campanile di Don Mariano... E alla fine noi, ragazzacci, finivamo per fare il bagno nei fossi; fossi d'irrigazione freschi d'acqua limpida, fossi che partivano dall'alto, dalle colline e poi scendevano lunghe le strade rurali e arrivavano fino alla circonvallazione, giù fino ai lavatoi frequentati dalle massaie per il bucato, e io ero pure quello che passavo a mia nonna Nella le lenzuola bagnate già strizzate, e le arrivavo al seno, e lei rideva e ne approfittava per prendermi in giro, mi strofinava i seni sulla faccia e con quei seni enormi mi oscurava il mondo; erano odorosi di lavanda, e quando me ne andavo a dormire, quando intorno c'era silenzio, in cortile le lenzuola sbattevano come se chiacchierassero tra loro, e il cortile era pieno di chiacchiere di mussolina. E poi, il giorno dopo, il vigile urbano giù a rincorrerci di nuovo. Non ho mai saputo il suo nome, lo chiamavamo "Sorriso" perché era sempre serio e compassato, solo se riusciva ad acciuffare qualcuno per un orecchio se la rideva soddisfatto... E così fino all'inizio della scuola, fino all'inizio dell'autunno e del freddo. Ricordo mio nonno Giacomino… Lui sì che sapeva leggere e raccontare le storie!
Allora non c'era ancora la televisione e tutte le sere, tutte le sante sere ci mettevamo seduti intorno alla lampadina che con il filo scendeva giù dal trave della cucina e, così sistemati, nonno Giacomino ci leggeva un libro che parlava di briganti e di ladri gentiluomini e mia nonna alzava gli occhi dall'uncinetto e ogni volta diceva… Come legge bene, perché anche lei avrebbe voluto leggere ma era analfabeta. E mia madre, solo quando l'intreccio arrivava al culmine, solo allora smetteva di rivestire di rafia i fiaschi che servivano alle osterie del paese e per un po' rimaneva a occhi e bocca spalancati, poi riprendeva quel suo lavoro col quale arrotondava la quindicina. Io, invece, mi ci addormentavo su quelle storie che mi mettevano anche paura; ma più di tutto volevo che nonno Giacomino mi raccontasse di Freccia, del mio eroe. E quella storia l'ho sentita tante volte che adesso voglio raccontarla anche a voi…
Per leggere il proseguimento di questa storia e le altre, scritte appositamente per i ragazzi, invia una mail all'autore: Paolo Pergolari