UN TRATTO DI TEMPOdi De Michele Miriam
Anno: 2010
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Dalla prefazione di Giovanni D'Amiano: "Il mondo esistenziale di Miriam è “guardare oltre”, non piegarsi agli schemi troppo spesso di finzione dei più, e, soprattutto, non lasciarsi spingere “fuori dagli schemi”, ai margini della vita, dal mondo crudele, in specie nei confronti di chi, per sua fragilità, non può tener testa alla filosofia imperante di prevaricazione e di dominio sugli altri, ad ogni costo e con ogni mezzo. In realtà, la fragilità di Miriam non è un problema fisico, ma nasce dalla sua innocenza, dal suo bisogno di vita retta, serena, in cui poter coltivare l’amicizia, la poesia, la lentezza e la curiosità proprio del poeta, che ama viaggiare per emozionarsi e stupirsi, poiché “ il mio cuore viaggia/ e non teme distanze”. Questa che è la sua forza: “io sono figlia di una dimensione diversa,/ magari un po’ persa,/ che cerca di dare una spiegazione ad ogni cosa,/ e vive sperando di far qualcosa.”. La sua dimensione d’animo curioso e buono, che cerca di capire gli altri, i loro bisogni, e che “vive sperando di fare qualcosa” per rendere la loro vita più serena e leggera, è il vero suo punto debole in un mondo brutale, consumistico e cinico, dove “Purtroppo si vive gareggiando”. Nascono da tale inconciliabile contrasto la insicurezza, la inadeguatezza, la paura, per cui “ ormai è una fatica affrontare la vita,/ non so se vivere o morire”; “fatta di mare,/…e fatta di sole,/ … c’è una parte nascosta,/…/ è la parte più buia,/ lì si sentono i lupi,/…/ lì non si sente l’odore del mare”. |