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Parole senza confini

di Castellani Fulvio

Anno: 2024
ISBN: 978-88-6932-307-2
Prezzo: 15.00 €

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MOTIVAZIONI

Gli anni aumentano e più la morte si avvicina (speriamo che non sia violenta), e più il desiderio di scartabellare fra i ricordi si fa pressante. E questo è anche il mio caso...

Così il mio viaggiare a ritroso in quella che è una magica soffitta stracolma di libri, di giornali, di riviste, di fotografie, di cartoline, di diapositive, di giocattoli storici...è stato, ancora una volta (e forse sarà che l’ultima) ed è diventato un divertimento (o una faticaccia?) che mi ha consegnato un mosaico di riletture e di sottolineature tali da consentirmi di raccogliere in questo volumetto un mazzetto di piccole-grandi riflessioni, di scoperte meditative, di voli in direzione di una luce intima e soffusa che mi ha trascinato verso l’alto e in direzione dell’io di altri poeti, di romanzieri, di critici, di giornalisti, di semplici cultori della parola scritta... E non solo.

“Parole senza confini” ha preso corpo, in tal modo, nel contesto di uno spazio temporale che mi ha concesso di volare alto e di ritrovarmi anche nel periodo dell’infanzia, quando lo stare assieme era un piacere immenso, il chiacchierare del più e del meno diventava uno spazio giornaliero insostituibile, il trovare fra i libri qualcosa di tremendamente interessante era un po’ come scovare e raccogliere pepite e ciondoli d’oro in un ruscello ricoperto di fiori, di luce soffusa, di richiami e di sussurri inattesi.

Leggere non è mai inutile, anzi. Sottolineare frasi e riportare momenti creativi e riflessioni di autori (noti o meno noti essi siano) è parimenti una felicità intima che mette a portata di mano (almeno per me) sfumature e sguardi che oltrepassano il silenzio, e il vuoto, che sovente, purtroppo, fa parte del vivere ormai a braccetto con quanto ci sta consegnando il nuovo universo tecnologico.

Come a dire che leggere e meditare è una grande palestra di ginnastica mentale, ideale, sociale e critica che ci fa spalancare lo sguardo oltre la realtà contingente, dipingendo sorrisi di luce sulla tavolozza della quotidianità.

Una domanda (una delle tante che ancora mi brulicano nella capadoccia un po’ stanca e innervosita dalle giornate sempre più amorfe e liquide) è d’obbligo a questo punto: vale la pena, è valsa la pena, darsi un gran daffare per concretizzare qualcosa di positivo?

Non lo so e non mi sento in grado di dare una risposta abbastanza verace. So, in compenso, che il mio cuore batte ancora (e forte) dinanzi ad un bambino che ti sorride, che ti saluta, che ti vuole stringere la mano... E questo è sufficiente per dire a me stesso che non sono vissuto per niente in mezzo a libri, giornali, riviste, carta stampata... E non è una soddisfazione di poco conto.