IO SONO LINDAdi Raccagni Claudio
Anno: 2009
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Dalla prefazione di Rachele Zinzocchi
Wozu Dichter in dürftiger Zeit? (Friedrich Hölderlin, Brot und Wein, 1801)
«A che i poeti in tempo di povertà?». Questo si chiedeva il tedesco Friedrich Hölderlin nella sua elegia Brot und Wein («Pane e vino») nel 1800. Più di due secoli sono passati da allora. Ma le parole del poeta suonano ancora terribilmente attuali.
Hölderlin non fece una bella fine. Morì pazzo (o considerato tale) nella Torre di Tubinga, in Germania, non troppo distante, nei modi e nel pensare, da quella che fu l'Ellade. La sacra Ellade dell'Antichità. Hölderlin finì la sua vita là, dopo esservi stato rinchiuso per anni. Eppure i suoi versi ci trafiggono il cuore, perché sembrano scritti oggi: per l'oggi.
Che cos'è infatti la dürftiger Zeit, questo «tempo di povertà», se non lo stesso tempo in cui anche noi oggi viviamo, al quale siamo destinati e con cui ci troviamo a fare i conti tutti i giorni? Non viviamo forse anche noi, più di Hölderlin, in un «tempo di povertà» globale – epoca di crisi come non se ne vedeva da quasi un secolo, età di recessione e depressione, in un senso non già soltanto materiale ma anzitutto intellettuale e spirituale?
La povertà fa parte del nostro tempo. Tristemente abbiamo quasi imparato a conviverci. Ben di più, abbiamo imparato a convivere con la nostra povertà interiore, una pochezza spirituale che condiziona ogni nostro fare o agire nel mondo. Noi viviamo con la diffidenza verso il prossimo, la mancanza di amore – sentimento quasi mai davvero coltivato. Noi viviamo con la paura: dell'altro, del domani, di noi. Questo ci blocca. Questo ci impoverisce. Questo, anzitutto, rende il nostro essenzialmente un «tempo di povertà». |