UNA VITA IN QUATTRO STAGIONIdi Sorce Calogero
Anno: 2010
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Dall’introduzione dell’autore: Spesso la realtà è più fantasiosa della fantasia stessa. Fatti vissuti possono infatti sembrare immaginati; come anche fatti immaginati possono sembrare del tutto reali. E questo dimostra che il confine fra la realtà e la fantasia è molto sottile, spesso quasi come il filo della lama di un rasoio. In questo racconto ho preso spunti, ma solo spunti, da fatti di vita venuti alle mie orecchie per confidenza di amici e conoscenti. I fatti ed i personaggi qui descritti però sono del tutto immaginari ed ogni coincidenza con la realtà e da ritenersi meramente e del tutto casuale. Alla battuta che avrei scritto qualcosa di inerente è seguita una risposta che mai mi sarei aspettato: “Dovresti davvero farlo!”
Da INVERNO (Il giocattolo) ...sto fluttuando come un ectoplasma, in preda ad esso. Poi la vedo entrare: una minigonna con lo spacco fino all’inguine, attillata sui fianchi mostra una statuarietà fatta di palestra, di creme rassodanti e di massaggi. Due tacchi a spillo, quasi a chiodo, volgari per tante altre, in lei sembrano il proseguimento dei suoi affusolati piedi, quasi un tutt’uno, come un appendice. Lunghi capelli, neri come la pece e ricci come anelli, fanno da cornice ad un viso di una bellezza greca, dai lineamenti marcati, e scolpiti come dalle mani di Michelangelo. Il suo seno prorompe, sotto la camicetta, e i tre bottoni superiori, sbottonati, lasciano intravedere i monti del paradiso. I suoi capezzoli, complici maliziosi della sua sessualità, ostentata a modo, sporgono prepotenti dal reggiseno e dalla camicetta, quasi a volerli perforare. La sua voce accarezza le mie orecchie, come una melodia, ed io cerco di capire se sono completamente andato, e sto sognando, oppure rimane ancora una parte di me stesso ancora viva e cosciente. Sono timido, anche se mi atteggio a spavaldo nel mio lavoro, e fra la gente: è un mio mezzo di difesa; ma lascio stare tutto così com’è, tenendomi lontano dal manifesto invito, mi basta guardare, e mi accontento. Nella mia timidezza mi accontento...
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