ANGHELIKAdi Palisi Alessandra
Anno: 2020
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Dalla prefazione di Fulvio Castellani:
Inizia con un sogno e termina con il risveglio, la nuova fatica poetica di Alessandra Palisi. In tale spazio temporale, in un certo qual modo, si muove un concerto di momenti lirici che si concretizzano musicalmente nel segno di una bellezza espressiva che colora il cielo, e il cuore, del lettore con tonalità alte, vibranti di luce, di autentica gioia... Il percorso, che si apre con “canti angelici e dolci melodie”, si struttura via via fra il candore di un’alba ed il frastuono iridescente di un tramonto, testimone silente di giornate calde e vibranti. Scrivere poesia è, quasi sempre, mettere a nudo la propria sensibilità, i propri impulsi più intimi, il proprio Io che assai spesso viene condizionato dalla quotidianità e cerca, perciò, una via d’uscita. Questa via d’uscita ce la mostra, in maniera esemplare, anche Alessandra Palisi che con un accavallarsi di tessere tra loro intersecanti è riuscita, ancora una volta, a costruire un mosaico scritturale, e di contenuti, alato e scorrevole, raffinato, dialogico... C’è un “tu” onnipresente, metaforico o reale, ad abbracciare il pensiero dell’Io narrante tra bocconi amari e consapevolezze correttive. C’è, come si suol dire, una struttura costruttiva che crea e ricrea graffiti di fede, essenze profumatissime, verità tramandate, forzieri preziosi di insegnamenti cui può accedere soltanto chi ha un cuore candido ed è in grado di sgranare “pannocchie / di vero amore”. Ecco, pertanto, che le parole “amore” e “Amore” fanno il resto, ossia ci fanno volare in alto in compagnia di un aquilone, che è la voce garbata e modulata di Alessandra Palisi; una voce che abbraccia il tutto e che, come dopo una caccia al tesoro, le fa dire: “Mi rivolgo con tutta umiltà a te che ora / Sei dentro il mio cuore oggetto di una / Nuova e particolare specie di amore, / il Vero Amore che perdona tutti e accoglie / tutti nel suo grande abbraccio filiale”. Come a dire, usando le parole di Gibran, che “l’ottimista vede la rosa e non le spine; il pessimista si fissa sulle spine, dimentico delle rose”. Non è semplice seguire l’andamento della presente silloge di Alessandra Palisi che si aggiunge alle precedenti dai titoli Timore e tremore ed Esisto, ma è altrettanto gratificante, alla fine, ripercorrere il tragitto lirico a rovescio. Il motivo? La poesia ci fa porre diversi, legati all’oggi, alla storia, al gioco delle parti, all’essere prima dell’avere, ai contorni onirici di atmosfere intime, alla forza dei sentimenti giù genuini... Ed è per questi motivi (e non solo) che, per coerenza anche con me stesso, suggerisco ai lettori di aprire il libro con curiosità ed operoso equilibrio critico. |