Dalla prefazione di Fulvio Castellani: "Un proverbio greco dice che "la vita è un dono della natura, ma una bella vita è il dono della saggezza" e a questo sembra ispirarsi e rispondere Maria Elsa Scarparolo, senza dimenticare quanto scriveva Democrate ovvero che "la vita è un passaggio, il mondo è una sala di spettacoli: l'uomo vi entra, guarda ed esce".
Tutta la poesia di Maria Elsa Scarparolo è un catturare a sé la gioia del vivere, l'armoniosa bellezza del vivere, i momenti che lasciano un segno e che ci fanno riflettere, guardare al dopo con la forza dell'esperienza, del vissuto a viso aperto senza mai dimenticare di aver conosciuto "il pane amaro" e "l'amarezza della povertà” che insegnano "cosa vuol dire / non aver nulla / e a spartire / il poco che si ha".
Toglie con eleganza scritturale il freno al suo diario quotidiano, e lo fa dando libero sfogo a una lettura attenta del proprio io che si intuisce immediatamente quanto mai sensibile e votato al dialogo, alla presa d'atto di quanto accade e che ha tracciato, di conseguenza, il suo essere donna e poetessa verace, genuinamente capace di approdi luminosi e di carezze d'amore, di finestre gonfie di sole e di spumeggianti ritorni privi di grovigli e di ragnatele... Maria Elsa Scarparolo ha in sé il dono di amare il silenzio e di usare il silenzio come oasi rigogliosa di frutti generosi da offrire a chi le sta accanto e desidera dondolarsi al soffio del vento e danzare, come i papaveri, "al sole d'agosto".
Ogni goccia di vita, pertanto, costituisce un incontro con il concerto polifonico che alimenta il percorso lirico di Maria Elsa Scarparolo, un percorso quanto mai intenso e vitale che raggiunge l'acme dei cromatismi grazie a un equilibrio formale che si avvale anche di una calibrata visione prospettica e di sfumature nostalgiche dal marchio decisamente personalizzante.
C'è la luce della fede, inoltre, a generare speranza e ad animare il suo volare alto e il suo danzare ambrato, rigoglioso e sognante. C'è la ricerca di una pace solare che veicola immagini splendide ("Occhi innocenti / con impresso il terrore, / boccucce stanche / di gridare l'orrore / di immensi campi / e fratelli crudeli"); ci sono sogni che annunciano attese "aspettando l'unione / della terra al cielo" e l'ascolto che l'eco rimanda "di parole non dette" e che "ora tacciono / per sempre / e fanno ancora / più male"...
Maria Elsa Scarparolo, con questa silloge, ci ha costretto a leggerci dentro, a sognare e a ricordare; e non possiamo che dirle grazie in attesa di nuovi incontri poetici."