Dalla prefazione: “Sottili sono i fili / che tendono gli equilibri.” e l’equilibrio di questa raccolta poetica è dato dagli argomenti che Massimo Spelta affronta.
Sono argomenti a volte spinosi, come la ludopatia o l’alcolismo; o dedicati al ricordo di attimi di felicità indimenticabile, sempre un po’ velata dalla malinconia per la consapevolezza che quell’attimo è unico; o al dolore, fisico o morale, che crea un pesante fardello.
C’è sempre una grande riflessione nei versi di Massimo Spelta che osserva tra le pieghe della vita con sensibilità e rigore, senza lasciarsi prendere da facili entusiasmi e cercando con cura le parole per rappresentare al meglio le sue emozioni. Come ben espresso nelle note, l’autore non si esime dall’analizzare la realtà quotidiana, non indora i suoi versi per far apparire meno squallido quel mondo che ha perso - e sta perdendo ogni giorno di più - il proprio equilibrio, incurante del domani che si prospetta sempre più instabile ma cerca consolazione nella fede: “Quando ogni uomo imparerà / ad amare le sue croci / migliorerà la propria vita.”; nell’amicizia: “Amica mia, / ancora amo quel tempo / dolce e raro / sarebbe bello / poter ritornare.” o nell’amore: “Tu, / sei confusione / ed equilibrio / noi, / due immagini riflesse / nello stesso specchio.” e con la speranza: “Ma il pieno risveglio, / con l’accrescer della luce, / mi infonde la speranza / che un raggio di gioia, / allieti il mio giorno, / come da stella in cielo / ancora non spenta.”
Anche in questa silloge Massimo Spelta dà prova di una nuova maturità stilistica non comune e coinvolgente.