Anna e i suoi raccontidi Fabra Bignardelli Adalpina
Anno: 2023
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Introduzione
Eravamo sette sorelle - ci specchiavamo alla fontana - eravamo tutte belle... Così recitava una poesia-filastrocca di Gabriele D’Annunzio; ebbene noi eravamo sette cugini molto uniti tra di noi, e lo siamo rimasti in tutto il corso della nostra vita anche quando per esigenze di studio o di lavoro nell’età adulta ci allontanammo, in quanto non tutti restammo nella stessa città. Figli di quattro sorelle, più che cugini ci sentivamo fratelli, insieme nelle giornate festive, ma all’occorrenza anche nei giorni feriali per qualsiasi cosa uno di noi avesse avuto necessità. Anna era la più grande ed io che scrivo queste note la più piccola, ella era molto bella e molto brava, riusciva sempre bene qualsiasi cosa decidesse di fare, e noi tutti la guardavamo come esempio da imitare. Appartenne a quella gioventù che dopo la seconda guerra mondiale con tanta fatica, speranza, gioia, impresse il tono di quella ripresa italiana che ci portò complessivamente al noto benessere economico e sociale. Noi tutti provenivamo dal quieto mondo piccolo-borghese con retaggi di nonni ottocenteschi, di genitori con le prime avvisaglie di profondi cambiamenti liberali, Anna invece appartenne alla generazione dei grandi cambiamenti, specialmente per le donne, (ingresso a molte facoltà universitarie, il voto politico, una maggiore possibilità di scelta nelle decisioni della propria vita). Anna fu la prima di noi sette a laurearsi, a vincere il concorso a cattedra, ad insegnare, ad andare in vacanza sola con le amiche senza genitori in una località sciistica (naturalmente sapeva sciare molto bene), a guidare, avendo un’auto propria. Era il nostro faro, la guida, i suoi consigli assolutamente preziosi e da seguire perché sempre validi. Vinse un premio ad un concorso per un racconto sulla bellezza della città di Torino e questo motivo la spinse a scriverne altri che dei giornali cittadini pubblicarono e quindi continuò a farlo; insomma qualsiasi cosa intraprendesse era sempre la più brava oltre che bella, la più perfetta. Questa perfezione non le fu propizia in amore, abituata all’eccellenza pensava che la stessa compiutezza funzionasse anche con un possibile compagno, ma non fu così. Credo che ciò per lei fu causa di grande tristezza, ebbe un crollo emotivo, lei sempre gioiosa e sorridente si chiuse in un tormentoso silenzio. Ma si sa, il tempo passa, anzi corre, ci disperdemmo fisicamente, restammo collegati con la corrispondenza e anche con il telefono, e all’occorrenza con i telegrammi (secondo l’uso dei tempi). Poi siamo invecchiati, e piano piano siamo spariti da questo mondo, le case si sono svuotate, è restato qualche lembo di ricordi. Dopo la sua morte e quella delle sorelle, liberando la casa come consuetudine, oggetti rimasti a lungo conservati escono alla ribalta, parlano di pensieri segreti, di sogni perduti, di malinconici ricordi, occhieggiano sbiadite foto in bianco e nero. Ben custodita la cartelletta dei racconti è arrivata nelle mie mani, ho sfogliato e letto, ed IO, l’ultima ancora in vita dei sette cugini, ho pensato che prima di far cadere tutto nella polvere del nulla era gradevole ristampare a memoria della nostra allegra brigata. Sono racconti semplici con situazioni e parole che narrano di un altro stile di vita, di un altro tipo di società, di altri valori umani che la tecnologia odierna, restringendo tutto all’essenziale e al frettoloso, ha spento ma, mentre ha dato la possibilità dell’informazione istantanea, globale, asettica, ha cancellato il dono del ricordo. Come giustamente scrive Robert Musif per l’uomo contemporaneo il mondo di ieri con le sue illusioni di armonia, di compiutezza, con le sue pretese di esattezza da ricercare in ogni campo, è finito per sempre. Dovremo, pertanto, costruire un mondo nuovo, ma senza conoscere motivi, situazioni, comportamenti del passato, non potremo crearlo. Spero che i pochi, ipotetici lettori comprendano l’intimo significato del contenuto di questo libro e il suo tenero ricordo, comunque ringrazio il mio destino per avermi fatto vivere esperienza di affetti semplici e gentili. Il cerchio si è chiuso. Adalpina Fabra Bignardelli |