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I RACCONTI DI LUCIO J.

di Izzi Rufo Antonia

Anno: 2019
Prezzo: 12.00 €

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Dalla presentazione dell'autrice: «Com’è, chi è Lucio?» mi chiederete. Domanda logica, pertinente. Lucio è un bambino di due anni e mezzo. Ha un personalino armonioso, perfetto. Ha i capelli biondi, ondulati, gli occhi neri, dolci e vispi, la pelle chiara. È affabile, estroverso, svelto, molto intelligente, maturo. Ha solo due anni e mezzo, ripeto, ma sembra che ne abbia molti di più. Apprende ogni cosa in modo istantaneo, imita tutto quanto fanno e dicono le persone che gli stanno accanto. È socievole, affettuoso, loquace. Si esprime benissimo e, incredibile!, quando parla usa termini ed espressioni propri. Ciò dipende dal fatto che vive in un “ambiente favorevole”, tra persone che rappresentano un esempio gratificante, positivo, per quanto riguarda sia il comportamento che il linguaggio. È bellissimo, simpaticissimo e si fa voler bene da tutti. Qualche difettuccio, però, lo ha anche lui, come tutti noi: se qualcuno lo rimprovera, per qualcosa di cui egli non si sente colpevole, fa il broncio; e se lo si costringe a fare qualcosa che non vuole fare o s’impunta per essere assecondato in qualche sua richiesta e vuole spuntarla ad ogni costo, (“ ‘ncoccia’ ” direbbe Alfieri), butta per terra ciò che ha in mano o a portata di mano. Basta poco, comunque, a farlo ritornare calmo, sereno, allegro (baci, carezze, abbracci, qualche scherzetto). Io gli voglio bene, tanto bene. È il mio pupillo; gli voglio più bene che a tutti gli altri miei parenti –figli, nipoti–, “impazzisco” per lui. Anch’egli mi è affezionato. E ciò mi dà tanta gioia, mi mette di buonumore, mi offre una visione ottimistica della vita.
Quali le sue predilezioni? Il gioco, così com’è per tutti i bambini. Ogni forma di gioco lo attrae, ma la sua preferenza è per il pallone, per il gioco del calcio.
Se si dovesse indovinare per quale attività è predisposto, non sarebbe facile individuarlo: tutto desta il suo interesse. Oltre che tirare calci al pallone, gli piace cantare e rumoreggiare con la batteria, divertirsi ad avvitare e svitare bulloni o altro, comporre e scomporre, buttare i giocattoli per aria e poi rimetterli a posto, fare la guerra con finte spade, fare il dottore –“ per finta”, come egli dice – (imita il nonno medico e fa, sempre “per finta”, tutto quanto il nonno fa: visita i familiari che lamentano qualche acciacco, usa lo stetoscopio, l’apparecchio della pressione, sente i battiti, fa dire “33” e poi pronuncia la diagnosi: “stai bene”, “devi andare all’ospedale”, “devi metterti a letto”, “devi ingerire pillole”). È attratto, in particolare, dall’attività dei pompieri. Gli piace ascoltare racconti, favole, fiabe, fatti realmente accaduti. E non solo, le storielle se le inventa e le narra con molta mimica.
Quanto sto per raccontare è per lui, per tutti i bambini del mondo.