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Il viaggio di Andrea

di Palmieri Angela

Anno: 2024
ISBN: 978-88-6932-314-0
Prezzo: 14.00 €

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PROLOGO

 

Al ritmo di una musica assordante, il corpo longilineo e sinuoso le si muoveva creando figure che ricordavano una danza tribale. Cantava a voce altissima e faceva ondeggiare i lunghi capelli neri dai riflessi bluastri; il frastuono era così forte che non sentì lo squillo del telefono, abbandonato sulla cassettiera nell’entrata.

La porta della stanza si aprì all’improvviso e generò uno spostamento d’aria che fece svolazzare alcuni fogli sul pavimento: «Ovvia, o’ che tu la pianti con tutto ‘sto baccano? Bada che diventi sorda! Al cellulare, rispondi? L’è un’ora che suona! E riordina ‘sto macello di camera!».

Era uno di quei momenti in cui sua madre diventava quasi paonazza, tanto da apparirle buffa. L’abitino da casa, tutto colorato, le ricordava un pagliaccio: uno di quelli che l’avevano fatta ridere quando, da piccola, era andata al circo. In questi casi, Andrea tentava di sdrammatizzare con qualche battuta. «O’ Alma, se tu continui così ti verrà l’ulcera!». La chiamava per nome, mai mamma. Aveva smesso di farlo da tempo.

«Certo, l'ulcera! E dovrò ringraziare te!» urlò la madre, sbattendo la porta.

Andrea spense lo stereo e andò a recuperare il cellulare che aveva ripreso a suonare. Non lesse il nome sul display, sbuffò, poi rispose: «Pronto?».

«Ciao Andrea, sono io» era una trepidante voce maschile.

«Io chi?» domandò in tono seccato, pur sapendo di chi si trattasse.

«Ti prego, ogni volta questa pantomima!».

«Mi chiami sempre nel momento sbagliato».

«Mi dispiace! Cosa stai facendo?».

«Non sono affari tuoi» ribatté Andrea, sempre più irritata.

«Perché sei così ostile? Se non mi sopporti, dimmelo chiaramente!».

«Perché? E me lo chiedi? Finché sarai appiccicoso, io sarò ostile. La nostra amicizia ormai è andata, non mi dai respiro. Cerchi altro? Te lo dico chiaro: non c’è storia! Stai diventando insopportabile! Prenditi aria e lasciane a me». Andrea chiuse la telefonata.

Essersi liberata di lui le diede un sollievo immediato. L’amico di vecchia data si era trasformato, negli ultimi mesi, in un essere ossessionante che la tempestava di chiamate e messaggi. Le mandava anche fiori, l’illuso.

“Sono proprio incapace a comunicare”. Il senso di leggerezza si trasformò in profonda malinconia. “Cosa non va? La mia vita non è niente di speciale, ma non mi posso neppure lamentare, in fondo che problemi ho? Però ...”.

Si guardò intorno: Alma aveva ragione. La sua stanza pareva un campo di battaglia. Niente a che vedere con la teoria del caos: doveva vedersela con il suo disordine interiore. Decise di sistemare le cose, partendo dai vestiti e dagli appunti sparsi. Sapeva che quell’ordine non sarebbe durato, ma al momento Andrea era soddisfatta e si sentiva meno triste; mentre richiudeva l’anta a specchio dell’armadio, si soffermò davanti alla sua immagine riflessa. Non aveva di che lamentarsi: “altezza mezza bellezza” le ripetevano spesso. Qualcuno le domandava se praticasse basket o pallavolo. Ma Andrea non amava lo sport. La pelle olivastra le conferiva una sembianza vagamente esotica; si guardò negli occhi, scuri e vivaci. “Lo specchio dell’anima, si dice. Io però nei miei occhi non riesco a vederci nulla”. 

Andrea aveva da poco compiuto ventitré anni; aveva superato brillantemente tutti gli esami del corso di laurea in lingue, letterature e studi interculturali presso l’Università di Firenze. La tesi era a buon punto. Lavorava qualche ora come baby-sitter e teneva sporadiche lezioni di italiano e francese per alcuni bambini del paese.

Non si poteva affermare che la vita a Vinci fosse movimentata. 

La località era certamente deliziosa; il borgo abbarbicato sulla collina, la Chiesa di Santa Croce, i terrazzamenti coltivati a viti e ulivi, tutto era fonte di meraviglia per chiunque si trovasse a passare di là. Il Castello dei Conti Guidi dominava le campagne circostanti, e quindi anche casa sua. C’erano stranieri disposti a pagare qualsiasi cifra per vivere nel magnifico luogo che aveva dato i natali a quel genio di Leonardo.

Eppure tutta quella pace, quell’atmosfera antica, quel profumo di storia e cultura non facevano sentire Andrea del tutto appagata.