RIPERCORRERE IL TEMPO TRASCORSOdi Izzi Rufo Antonia
Anno: 2021
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Non avrei mai creduto di diventare una poetessa, una scrittrice, di pubblicare libri. Prima che tale mi rivelassi, consideravo i poeti, gli scrittori delle persone speciali che si distinguevano dalla gente comune e si elevavano al di sopra di essa, che fossero dei personaggi importanti, d’una intelligenza e sensibilità al di sopra della norma. La pensavo come te, Valentina! Ricordi quando tua sorella Angela ti porse un mio libro e ti disse: «Ti farò conoscere l’autrice ?».Tu spalancasti gli occhi incredula: «Possibile? Dici sul serio?». E quando mi conoscesti, mi guardasti sorpresa e, ne sono certa, dentro di te dicesti: «Ma non è diversa, questa, dalle altre persone». Vuoi sapere quando “incontrai”, per la prima volta, la Poesia, quando scoprii che il mio incontro era realtà e non fantasia, che si potesse dialogare a tu per tu con essa? Ero una bambina di quattro-cinque anni. La mia mamma, nelle lunghe serate estive, subito dopo cena, ci conduceva (me, mia sorella e mio fratello – questi un po’ più piccoli di me) a fare una passeggiata lungo la strada del “Colle”. Subito dopo il tunnel di querce di S. Rocco, sbucavamo all’aperto e correvamo a sdraiarci sull’aia che sovrastava la casa di mio nonno. Era un belvedere stupendo l’aia, una finestra che s’apriva, a trecentosessanta gradi, su monti e valli, ruscelli e torrenti, paesi e contrade e nastri stradali che si svolgevano tra il verde dei boschi e delle campagne. Al di sopra l’immensa cupola del cielo, a volte stellata, a volte resa limpida dal chiarore della luna. Non parlavamo. Eravamo affascinati da tutto quanto intorno destava stupore, intendi ad assaporare l’incanto magico del silenzio a tratti interrotto dal canto dei grilli o da un fischio assonnato d’uccello. Il mio sguardo si posava sul luccichio intermittente delle stelle o su una falce di luna sulla quale mi portavo, con la fantasia, a giocare come su un’altalena. Provavo sensazioni insolite: un miscuglio di emozioni, giubilo, desiderio di voli, di danze, di sogni, d’impulso alla felicità. «Che mi succede?» mi chiedevo. L’ho capito dopo molto tempo: su quell’aia, che mi offriva lo scenario più bello del mondo, m’era apparsa, per la prima volta, la Poesia, su quell’aia avevo fatto il mio primo ingresso nel regno delle Muse... |